Torta della tradizione veneta per eccellenza, delle cucine povere delle nonne dei paesi rurali.
Oggi è ancora apprezza quando arriva la stagione autunnale con la sua morbida freschezza data dalla grande quantità di mele. Forse Gino, ancora bambino, arrivava a malapena con il naso sul bordo del tavolo quando spiava la sua nonna mentre faceva la pinza…sarà stato lì che si è scritto il suo futuro fatto di zucchero e farine.
Le nostre nonne di sicuro non avevano dosi nel farla perché storicamente la Pinza è per così dire una torta di…riciclo! Quello che offriva la dispensa per fare un buon dolce autunnale assieme a pane raffermo e farina di mais poteva variare ogni volta, e ogni volta dare una sfumatura diversa della stessa “ricetta”. La nonna del nostro maestro Pasticcere la prediligeva ricca di uva sultanina, di fichi secchi, ma anche di semi di finocchio e questa semplice eredità del passato non smette di deliziare i nostri palati, riportandoci ai gusti più semplici e genuini.
Da più di 20 anni quando cominciano a tingersi di rosso e a cadere le foglie dagli alberi, Gino riprende in mano la sua vecchia ricetta e ogni giorno ripete come un rito l’impasto di famiglia come richiede la vera tradizione. Ed è sempre buonissima come la faceva la nonna. Da provare.